Il mio intervento al convegno: "Forze terapeutiche per il disagio giovanile"
- Stellevicine

- 10 nov
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Aggiornamento: 4 giorni fa
Trascrizione del mio intervento al convegno: "Forze terapeutiche per il disagio giovanile" organizzato da Stella Maris APS, tenutosi a Bologna, presso lo Zan-Hotel Europa, sabato 8 novembre 2025.

Intro. Paolo suona il Salterio.
Buon pomeriggio a tutti. Sono Paolo Simoni e sono qui per rappresentare, assieme alle mie colleghe, la musicoterapia antroposofica. Quando mi è stato chiesto di intervenire a questo convegno, mi sono a lungo domandato sul come convogliare due temi così grandi e complessi come quello della musicoterapia in ambito antroposofico e la sua modalità di approccio nell’ambito delle problematiche dei giovani di oggi, in 20 minuti di tempo.
L'Incipit mi è arrivato quest'estate in Normandia, lo scorso agosto. Mentre viaggiavo tra Chartres e Mont Saint-Michel, mi sono fermato per qualche giorno in un paesino stupendo che si chiama Étretat….non so se lo conoscete.
(qualcuno dal pubblico risponde di sì)

Bene, per chi lo conosce ha potuto constatare la meraviglia di questo posto… di questo paesino incantato che si affaccia sulla canale della Manica, alla fine dell’Europa, dove ci sono delle meravigliose falesie di gesso bianco.
Qui ho potuto assistere ad una conversazione davvero interessante, di stampo socratico direi, tra una bambina che avrà avuto all'incirca 8 o 9 anni e la sua nonna.
Erano già da un po' che erano bagno nelle acque normanne e la nonna stava cercando di convincere questa bambina di nome A….. a salire, anche perché si era fatta ormai l'ora di pranzo e i piedi erano diventati raggrinziti. La bambina ovviamente non voleva andarsene e rivolgendosi alla nonna le dice:
“nonna, ma io non voglio venire su, io voglio rimanere qui, voglio che questo momento sia per sempre, che fosse sempre così”.
Alla nonna rincalza rispondendo: “ma A….. non si può! Non si può rimanere qui per sempre. Il tempo non si ferma, il tempo va sempre avanti e il tempo si ferma solo quando si muore”.
A….., non tanto convinta, si alza un po' dall'acqua, fa delle smorfie un po' dubbiose e risponde con un:
“…nonna, ma quindi quando tu morirai non avrai più tempo per me?”.
A questo punto la nonna si accorge di essersi infilata in un’aporia filosofica, in più c'era un ficcanaso sconosciuto che si stava facendo i fatti loro, che ero io, si alza dall'acqua e dice:
“va bene A…, hai ragione! Il tempo non si ferma mai, nemmeno quando si muore! Adesso andiamo su, che la mamma ci aspetta e poi così continui il discorso con il nonno”.
(risate dal pubblico)
Questa scena mi ha accompagnato per l’intera vacanza, tant'è vero che mi sono estraniato un po' dalla realtà che avevo intorno. Questa bambina mi ha portato a riflettere su due punti essenziali. Il primo è che i bambini sono veramente dei portatori universali-cosmici di lezioni umane, nel vero senso della parola; l'altro punto è che la nostra piccola filosofa ci aveva preso bene, perché quando la musica si fa terapia si ha a che fare proprio con questa sostanza che si chiama tempo.
Oggi il Dott. Bertorelli lo ha accennato e mi ha fatto piacere. Tra di noi non ci siamo interfacciati sui nostri interventi e quindi questo mi ha reso ancora più felice.
Questa sostanza tempo, che non è il tempo della battuta, non è il tempo metrico, non è il tempo che noi utilizziamo sullo spartito, è una sostanza sottilissima, raffinata che noi esseri umani chiamiamo sotto il nome di: eternità, ma che i bambini e i ragazzi sanno descrivere, molto meglio con altre parole e con altre immagini.
La musica è l'arte che non si può incastrare, è l'arte, per antonomasia, impercettibile, che non si può rendere plastica e che non si può geolocalizzare nello spazio fisico. Questo è impossibile.
La musica, per sua natura, vuole sempre essere richiamata. Quello che vi ho suonato poco fa, certo lo potrei rifare, ma sarà comunque un'altra cosa rispetto a quello che avete ascoltato prima, perché la musica non si può incarcerare nel tempo della clessidra, perché vive nell'eternità. E la nostra piccola filosofa questo lo sa!
(qui mostra le foto degli strumenti alla lavagna luminosa)

Questo strumento che vedete qui, dove ho scritto: lira moderna, il prossimo anno compirà esattamente cento anni. Cento anni fa, un signore di nome Edmund Pracht, un musicista, musicologo, terapeuta, che aveva seguito direttamente le lezioni e le conferenze di Rudolf Steiner, accolse dal dottore l'impulso sul provare a creare un nuovo strumento musicale, moderno, che però avesse delle analogie, che assomigliasse in qualche maniera all'antica cetra greca, ma che doveva parlare all'uomo moderno, all'uomo di oggi, a noi… che viviamo nell'epoca dell'anima cosciente.
E così Pracht per un anno lavorò sui suoi schizzi… lavorò tantissimo nel cercare di incarnare questo strumento, di portarlo qui sul piano fisico, e grazie alla collaborazione con un suo coetaneo di allora: il Sign. Lothar Gartner, che era un liutaio che si aggirava nei pressi di Dornach, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre del 1926 nacque la lira moderna.

Pracht lavorava già con i bambini e con i ragazzi bisognosi di cure speciali, e così chiese alla dottoressa Ita Wegman, che è stata la madrina della medicina antroposofica, se poteva utilizzare la lira al posto del pianoforte. Ita Wegman non solo acconsentì, ma disse a Pracht di procedere su quella strada perché era buona.
Il tempo della lira moderna era arrivato…era giunto.
Da allora la Musicoterapia Antroposofica ne ha fatta tanto di strada. Dagli anni ‘50-’60 del secolo scorso, musicisti, medici, liutai, musicoterapeuti e musicisti hanno preso sul serio questa faccenda e ad oggi abbiamo un terreno solido su cui camminare. Non possiamo parlare di metodo, e dopo vi dirò perché, ma possiamo parlare di storia, di un impulso che si è incarnato in quel periodo e che oggi è più che mai vivo e pulsante.
Conseguentemente alla lira poi sono nati successivamente tantissimi altri strumenti musicali… adesso voi qui ne vedrete rappresentati alcuni, perché ne abbiamo veramente, veramente tanti, e si dividono principalmente in tre grandi famiglie: fiati, corde e poi tutta la parte delle percussioni. Questi strumenti sono stati costruiti appositamente per fare terapia e non li troverete in negozi di strumenti musicali, tantomeno non li ritroverete nelle orchestre a cui siamo comunemente abituati.
Ci sono alcuni strumenti, invece, come quello che vi ho suonato prima, che è il salterio oppure come il cromorno, che è questa specie di flauto qui nella foto, che magari provengono da una tradizione antropologica, culturale dell'uomo, molto antica. Del salterio, per esempio, se ne possono trovare tracce già nell'Antico Testamento, dove Re Davide, fu uno dei primi a suonarlo. Non aveva questa forma, ed è uno strumento che nel tempo ha vissuto innumerevoli cambiamenti. Questi tipi di strumenti vengono da noi utilizzati e suonati in forma terapeutica e questo è un altro aspetto peculiare del nostro modo di lavorare.
Nel nostro approccio si distinguono due modus operandi, abbiamo la musicoterapia recettiva, ovvero il ragazzo in questo caso ascolta ciò che il musicoterapeuta suona per lui… un qualcosa che viene dal repertorio dei nostri musicamenti, oppure qualcosa che si è composto direttamente per loro. Il secondo approccio è la terapia, invece, di tipo attivo. E qui è molto interessante osservare come i ragazzi prendono gli strumenti, come li scoprono, come vengono catturati da qualcosa che gli parla. I bambini, gli adolescenti si gettano sugli strumenti musicali perché sono curiosi, vogliono vedere, vogliono imparare, vogliono viverli.

In questo tipo di terapia attiva abbiamo poi gli incontri di gruppo, e qui accadono delle cose, credetemi, veramente magiche, perché ragazzi e ragazze coetanei si trovano per un'ora lontano dai telefonini, lontano da tutto quello che sappiamo, che non c'è bisogno di elencare ora….. e lì ritrovano loro stessi. Si ritrovano perché si ricollegano col cosmo, si ricollegano con queste forze del cuore legate a quel tempo di cui parlavamo prima, che non muore mai. Ora qui sto cercando di usare le parole per portarvi questo mondo, ma io vorrei invitarvi tutti a vedere nei nostri laboratori cosa accade nella pratica.
Carla Borri, questa mattina, ci ha presentato la tripartizione, ovvero l'uomo tripartito, suddiviso in pensare, sentire e volere. Quando queste tre stanze, queste tre isole, queste tre regioni, chiamatele come volete (ognuno si faccia la propria immagine), non sono in armonia, ecco che subentra la malattia. Quando pensare, sentire e volere cadono in disarmonia, ecco allora che in musica: melodia, armonia e ritmo non riescono più a risuonare, ognuno va per conto proprio e l'orchestra interiore si fa dissonante, si fa scordata. Questo è quello che accade musicalmente nell'uomo.
Ma cosa c'è di più? C'è di più che il nostro direttore d'orchestra, e ognuno di noi ne ha uno, si ritrova a gestire dei musicisti completamente indisciplinati.
Con questi strumenti, in base alla caratteristica, alla tipologia della problematica, noi riusciamo ad andare a contattare la parte che è in difficoltà, la parte che è in disarmonia, e cerchiamo di risollevare, di portare questi ragazzi, questi giovani, a ritrovare il loro equilibrio interiore.
Schopenhauer sosteneva che la musica è la diretta espressione della volontà stessa della natura, e questa cosa, vi posso garantire, si percepisce quando si fa terapia musicale con i giovani, almeno io la percepisco, perché questi ragazzi, (io quando parlo di ragazzi, parlo anche di bambini, quindi intendo anche i più piccoli… del secondo e del terzo settennio), sono portatori di questa volontà. Solo che questa volontà vuole essere incendiata, vuole essere accesa, vuole essere infuocata, davvero! Devo usare questi termini, perché loro stessi sono portatori di questo tema. Questi adolescenti ti guardano con questa domanda, e questo porta una grande responsabilità….Come musicoterapeuta mi porta ad una grande responsabilità….È come se mi dicessero: “tu che sei l’adulto aiutami ad accendere questa volontà, fammi vedere come fare!”.
Una bambina che viene a fare terapia da me, a cui è stata diagnosticata la ADHD, qualche trattamento fa, dopo che le ho suonato la lira, si ferma, fa un sospiro, e poi mi dice:
“finalmente mi sono rilassata…ho sentito come due correnti, la prima entrava da una narice e aveva un colore tipo azzurro, l'altra che usciva aveva un colore tipo giallo oro”
poi continua…
“Tra la, la scuola, il dopo scuola, le lezioni di danza, le lezioni d'inglese, le lezioni di teatro,
e poi va avanti con l’elenco: “…sono sfinita perché arrivo alla sera che mangio, vado a letto e poi tutto ricomincia di nuovo da capo.”.
A questo punto mi sono fatto delle domande, e mi sono chiesto, ma cosa stiamo facendo a questi bambini? Forze terapeutiche per il disagio giovanile, e il disagio degli adulti invece dove lo mettiamo? Ne vogliamo parlare?
(risate dal pubblico…)
Adesso porto con ironia questo, ed anche giusto farlo, perché la terapia poi si deve sviluppare anche in questo senso, però vi posso garantire che sono cose che mi hanno creato molto dolore.
La musica non è un qualcosa che ci offre esclusivamente delle emozioni, anche Marinella Collina prima ha parlato di questo, riguardo al colore… non è solo un'esperienza del bello, del mi piace o del non mi piace.
La musica sì, la possiamo decodificare, la possiamo guardare attraversi dei grafici, delle sinusoidi, delle frequenze, leggerla in hertz, ed è giustissimo farlo, perché siamo nell'epoca dell'anima cosciente, ma non dobbiamo dimenticarci che dietro alla musica c'è una presenza fortissima che è spirituale. E non c'è motivo di dissentire. Si dissente solo perché non si è fatta l'esperienza. Bisogna sforzarsi…
I giovani sono portatori di questo e quando entrano nella terapia sono loro stessi che spalancano lo spazio terapeutico e si entra in quel tempo di cui stavamo parlando all’inizio.
Questo i padri e le madrine della musicoterapia antroposofica l'avevano capito. Il dott. Karl Konig, il dott. Pfrogner, il dott. H.H.Engel, Maria Schuppel, Anny Von Lange e tutti gli altri padri fondatori e madri fondatrici, che hanno dato vita alla musicoterapia antroposofica, hanno speso la loro vita, la loro esistenza, affinché noi oggi avessimo una strada asfaltata con delle segnaletiche su cui poterci orientare.
Dieci anni fa dall'incontro tra Carla Borri, la signora che vedete seduta qui di fianco e Laura Piffaretti che non è presente, ma è presente in un'altra modalità, è stata portata la musicoterapia antroposofica in Italia.
Ora considerate che la musicoterapia in ambito antroposofico in Svizzera, Germania, Olanda è già integrata nel sistema sanitario nazionale…. sono già nel futuro…. Nel nostro paese, dieci anni fa è arrivata anche qui e attualmente, in Italia siamo in nove musicoterapeuti formati con questo indirizzo. Qui in questa sala ne sono presenti alcuni. Abbiamo Luisa Mantovani che viene dalla Svizzera che è anche una docente, Agnese Stegani anche lei docente che vive e lavora su Trieste, abbiamo Federica Tarsitano su Milano, Lavinia Bottamedi dalle parti di Trento e Alessandra Caruso che lavora qui a Bologna.
Sembra una cosa un po’ fatta apposta, perché ognuno di noi vive effettivamente in una regione diversa… Arriviamo fino a Napoli. Ci hanno ubicati così….
Siamo in nove, ripeto, in nove. Otto operativi.
Siamo qui per offrire il nostro sostegno. Non vogliamo sostituirci a nulla perché la musicoterapia antroposofica nasce dagli impulsi di Rudolf Steiner e Ita Wegman ma come vi ho detto prima, procede, si articola con l'impegno dell'umano, degli uomini che si sono messi insieme.
Non ci sostituiamo a nulla ma ci affianchiamo allla medicina, affianchiamo le famiglie, i loro giovani, i ragazzi. Semplicemente cerchiamo, “semplicemente tra virgolette”, di mettere solo due ali….. veramente due ali di supporto e di aiuto.
Qualche anno fa, quando decisi di mollare tutto e una carriera super ben avviata, ho salutato un mondo (costruito in anni di fatiche) per imbattermi in questa nuova avventura in cui ora mi ritrovo. Allora non sapevo bene, sinceramente, in che cosa mi stessi imbattendo, ad oggi vi posso garantire, e lo dichiaro qui, testimoni tutti, che è stata la scelta più intelligente e saggia che io abbia mai fatto in mia vita.
Ora, prima di lasciare la parola a Luisa Mantovani e ad Agnese Stegani, ringrazio Carla Borri che dieci anni fa ha rotto le scatole a Laura Piffaretti al Goetheanum a Dornach e le ha detto:
“Laura, ma perché non la portiamo anche in Italia questa musicoterapia antroposofica?”
E quindi faccio qui un ringraziamento a lei, veramente di cuore, perché non sarei qui ma sarei forse ancora in giro a fare concerti e non sarei oggi, in questa stanza, a raccontarvi tutto questo.
Vi ringrazio di cuore.
Paolo Simoni






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